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Berlino: colazione a Prenzlauer Berg

Se il buon giorno si vede dal mattino, allora a Berlino tutto non può che andare alla grande. Come al solito, tornata da una città sterminata e piena di stimoli come questa, è difficile decidere da dove iniziare a raccontare. E allora perché non partire proprio dalla colazione? Una zoommata su un dettaglio che secondo me la dice lunga su questa capitale.

Il quartiere di Prenzlauer Berg

Camminando su Schönhauser Alee, nel quartiere di Prenzlauer Berg, a un certo punto si è attirati da covoni di fieno. Sì, paglia in mezzo al marciapiede, con tanto di fiori e piante. A guardare bene, sono proprio tavolini. Come se non bastasse, c’è anche un tuk tuk thailandese. Eccolo il posto per la nostra colazione. All’interno, nuove sorprese: un gatto comodamente seduto, specchi, fiori sui tavoli, un ambiente che porta indietro nel tempo. Un cameriere simpatico che ci cerca un menù in inglese. Siamo al Blumencafè e mi pare che questo luogo già racconti l’angolo di città in cui siamo capitati.

gatto

 

Bernauer Strasse

Fino al 1989 questa colazione l’avremmo fatta nella Berlino dell’Est.Tutta Prenzlauer Berg si trovava oltre il muro, come racconta lo suggestivo memoriale che si trova proprio qui vicino, in Bernauer Strasse. La strada è una delle più significative di Berlino. I muri delle case parlano. Una lunga conversazione con il visitatore fatto di immagini dipinte sulle abitazioni che si sono trovate in questo luogo di confine. Camminando lungo la linea del tempo, si trova anche una vera porzione di muro, con tanto di area di nessuno conservata al suo interno. Già tutto molto eloquente, ma per chi volesse saperne di più di questo controverso periodo storico, attraversando la strada si può entrare in un piccolo centro di documentazione. Beh, ci sono altre tracce del muro in giro per la città (anche se non poi tantissime), ma questa mi ha colpito di più del noto Eastern Wall dipinto da artisti famosi. Qui tutto è costruito attorno a un’assenza, che però mi è sembrata molto più tangibile delle vere pietre.

 

Vent’anni fa questo bar c’era già. Ora comunica con un negozio di fiori. Il cameriere racconta che tutto quello che vediamo, oggi così radical chic (c’è anche l’immancabile bicicletta appoggiata), è stato interamente risistemato da loro. Il gatto è lì da 16 anni, così come due enormi pappagalli. Un posto strano, stratificato, proprio come questo quartiere. Qui molti palazzi sono signorili e tutti freschi di restauro, ma in realtà un tempo questo era un quartiere operaio. Proprio questa è stata la sua fortuna durante la Seconda guerra mondiale, perché la zona ha subito molto meno i bombardamenti che hanno devastato gran parte della città. Oggi si passeggia in strade tranquille, fra facciate colorate e adorabili piazzette. Dove c’erano figli dei fiori e artisti di strada oggi ci sono soprattutto giovani famiglie e studenti. Colorati murales testimoniano il recente passato alternativo, per quanti oggi ci siano soprattutto locali alla moda. Ma questa città cambia in fretta.

Berlino, una città che cambia

Nella sua continua evoluzione, però, restano altre indelebili tracce del tempo. Sempre fra queste strade, ad esempio, è rimasta l’unica sinagoga che non fu date alle fiamme dai nazisti. Pare fosse in una strada dove vivevano molte SS ed è stata risparmiata. C’è pure un antico cimitero ebraico, ma non ho fatto in tempo a visitarlo. Di nuovo storia, in un tranquillo parco dove al centro si trovano ex cisterne per l’acqua. Questo luogo oggi così pacifico è stato punto di raccolta di deportati. La terra non ha dimenticato, forse, ma nella cisterna più grande oggi ci sono carissimi appartamenti. Tutto, in questa città, cambia molto in fretta.

Ah già, la colazione. Tutto queste cose le avrei visto solo dopo il Blumencafè. Abbiamo ordinato uova, biologiche, strapazzate con erbette. E poi una selezione di pane fatto in casa con miele, burro bio e marmellata. E poi formaggi (tutto organic pure qui) e salumi. Ottimo anche il caffè, bevuto sulle note di Jack Johnson. Il tutto in compagnia del gatto di casa, che a un certo punto ha pensato che il mio piumino fosse più comodo del suo cuscino.

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