Bologna
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Cosa fare a Bologna

“Non ricordo se è stato prima o dopo Lucca che sono andata a Bologna- una città così bella che ho mai smesso di canticchiare, per tutto il tempo che sono rimasta lì, la famosa canzone di David Bedingfield, ‘My Bologna has a first name: Pretty…’. Con le sue stupende architetture di mattoni rossi e la sua famosa opulenza, Bologna è chiamata per tradizione, ‘la Rossa’, la ‘Grassa’ e ‘la Bella’. Il cibo è certamente più buono qui che a Roma o, forse, semplicemente usano più burro. Anche il gelato a Bologna è più buono. I funghi qui sono grandi lingue carnose sensuali, e le guarnizioni di prosciutto sulle pizze sembrano merletti che ornano il cappellino di una bella signora. Poi, ovviamente, c’è il sugo alla bolognese, che sbeffeggia sdegnoso qualsiasi altra idea di ragù. Mentre torno a casa da Bologna mi rendo improvvisamente conto che non esiste in inglese un’espressione equivalente a buon appetito”.
Elizabeth Gilbert, ‘Mangia, prega, ama – Una donna alla ricerca della felicità’ 

Bologna è bella, grassa e, soprattutto, tutta da gustare. Questo almeno agli occhi di una scrittrice americana, cui non pare vero scoprire che il sugo alla bolognese di cui si abusa nei menù di mezzo mondo, francamente, sotto le Due Torri è tutta un’altra cosa. Anche se c’è qualcosa di più: Bologna non è solo buon cibo. Quella di raccontare la proprio città come se fosse un viaggio come gli altri mi è sempre sembrata la sfida più difficile, poi, leggendo queste righe, è diventata una necessità. Non mi dilungo negli aneddoti storici, per quello rimando al Museo della Storia di Bologna a Palazzo Pepoli che riassume al meglio tutto quello che c’è da sapere. Per il resto, ci provo: ecco dove porterei qualcuno che visita la città per la prima volta.

Da Piazza Maggiore a Santo Stefano

Cosa fare a Bologna: la chiesa di San Petronio

La Basilica di San Petronio
(foto di Persorsi, 2015)

La cerchiamo sempre in tutte le città: la piazza principale, che qui si chiama semplicemente piazza Maggiore. Quello che mi piace è che è divisa come in due parti, forma una elle. Quella ‘vera’ è incorniciata da San Petronio, rimasta lì come incursione del Medioevo nel presente (non è mai stata finita); dal Municipio con il suo orologio; da Palazzo dei Banchi da cui parte il portico Pavaglione e dal Palazzo dei Notai. In mezzo, il crescentone, il fondo della piazza rialzato. Fra le leggende metropolitane, c’è anche questa: se non vi siete ancora laureati non saliteci sopra. E poi c’è il medievale (ma non originale) Palazzo Re Enzo. Davanti, si staglia il Nettuno: la mitica fontana del Gianbologna. Se avete ancora voglia di esplorare, entrate in Sala Borsa, giusto davanti: sotto di voi riprende vita, protetto dai vetri, il selciato romano.

Il Nettuno di Bologna

Il… lato b del Nettuno
(foto di Patrick Colgan, 2010)

Da sotto il Pavaglione si prende via Clavature. A sinistra, l’oratorio di Santa Maria della Vita è famoso per il gruppo scultoreo di Niccolò dall’Arca: un certo Gabriele D’Annunzio l’ha definito urlo di pietra. Niente da aggiungere. A destra, il Mercato di Mezzo (quello dei mercati e del Quadrilatero è un punto essenziale, ma rimando a questo post per non dilungarmi troppo) e andando sempre dritto si sbuca praticamente in piazza Santo Stefano. E’ la mia preferita, quindi sono di parte. Ma l’acciottolato circondato dal portico che porta fino alla Basilica è un sogno, soprattutto di mezza estate, quando i ragazzi suonano la chitarra sui gradini. La chiesa romanica, poi, è uno scrigno visto che ne custodisce altre sei. Imperdibile.

portico

Le due torri

Eh, mica posso non metterle fra le cose da fare a Bologna. Tutti i bolognesi (anche qui c’è un po’ di scaramanzia all’università, ma vabbé, io mi sono presa due lauree pur violando il tabù) sono saliti almeno una volta sull’Asinelli (quella più alta). Si sale solamente a piedi, ma la vista dai 97 metri, sul rosso dei tetti, vale la fatica. Anche perché da qui si vedono le altre torri rimaste: erano a centinaia qualche secolo fa, ora si contano sulle dita di una mano, ma testimoniano la storia millenaria di questa città, svelano la sua anima medievale. E, francamente, non è poco.  Se state guardando quella piccola, la Garisenda: è proprio lei che è storta, non avete bevuto troppo Pignoletto voi.

Le Due Torri di Bologna

Le Due Torri di Bologna
(foto di Persorsi, 2015)

I portici

Capitolo difficile: a Bologna sono ovunque, sono il dna, l’ossatura della città. Freschi di restauro, o scrostati e coperti da graffiti: c’è di tutto e ognuno ha il suo angolo preferito. Ecco i miei.

  • Quello che da porta Saragozza sale a San Luca. E’ vero, io ho vissuto una vita da queste parti e dopo l’arco del Meloncello mi batte sempre il cuore. Ma per tantissimi bolognesi il santuario che veglia sulla città è luogo di raccoglimento, di desideri da esprimere. E’ un luogo in cui si sale a pensare, a guardare il panorama, fino all’antichissima icona della Madonna custodita nella chiesa. E’ il colle della Guardia e mi piace pensare che vigili su tutti noi. (Si arriva con l’autobus numero 20).
  • Via Fondazza. La strada è stretta e i cornicioni sono sporgenti. Ma il fazzoletto di cielo azzurro che si intravede nelle giornate terse è la quinta essenza della città. Non a caso qui c’era lo studio del pittore Giorgio Morandi (al numero 36 la sua casa museo): l’ispirazione era proprio fuori dalla finestra.
  • Via Santo Stefano. Non solo perché mia madre è cresciuta sono queste arcate. Questo tratto di portico ha ancora le travi da vista in legno e conduce, sotto un grande voltone, a una delle chiese simbolo della città: quella del Baraccano, cui i bolognesi sono molto devoti. Tradizione vuole che passino subito di qui le donne appena sposate.
  • Via Zamboni. Non si può proprio non fare un accenno a queste arcate della zona universitaria. Sono fra quelle in condizioni peggiori e tutta la strada è davvero controversa, ma raccontano anni di storia di contestazioni, di giovani terrorizzati dagli esami, di cicchetti, di occhi alzati al cielo con una corona in testa. Questi sono i portici di tutti e in fin dei conti c’è pure quel gioiello del Teatro Comunale che però lotta da anni con il degrado. Bisogna venire e farsi un’idea della contraddizione: da parte mia è un album di ricordi.

Bologna sull’acqua

Già, non è che stiamo parlando di una piccola Venezia, però sì: Bologna ha la sua storia fluviale fatta di manifatture tessili. La città è attraversata dal Reno e l’Aposa scorre ancora nelle sue viscere, affiorando in alcuni punti (organizzano anche delle visite guidate e non solo in centro) . Fra questi il più romantico è quella che chiamiamo ‘finestrella’: un pertugio sotto un portico che si spalanca su un canale. In certe stagioni è l’acqua è molto bassa, ma in altre regala momenti magici. Si trova in via Piella, una parallela di via Indipendenza. Altro luogo bellissimo, rinato pochi anni fa, è il Cavaticcio: giardino che oggi resta dietro l’area del cinema Lumière e della facoltà Scienze della Comunicazione (quella vera, quella fondata da Umberto Eco).

La finestrella di via Piella (Foto da commons.wikimedia.com)

La finestrella di via Piella (Foto da commons.wikimedia.com)

I musei

Solo un assaggio di quelli che mi sembrano più originali. L’Archiginnasio è uno scrigno prezioso, che custodisce sia libri che il teatro anatomico. Pochi passi più in là c’è anche il museo Archeologico che vanta una ricca collezione egizia. Ci sono anche gli etruschi, che vengono un po’ trattati come i ‘cugini poveri’ dei Romani: vale la pena di conoscere anche loro. In zona universitaria, invece, merita il Museo delle cere anatomiche, anche per omaggiare la storia accademica di Bologna, ancora oggi vera calamita per gli studenti fuori sede.  Per chi non avesse ancora abbastanza, c’è anche Palazzo Poggi: lascio che sia Claudia di Viaggi verde acido a raccontarlo. Capitolo arte: per chi ama il classico, nella Pinacoteca in via Belle Arti si fa un tuffo nel passato dei Carracci ( e non solo eh), per chi preferisce il contemporaneo, è obbligatorio il Mambo, che ha anche una bella collezione permanente. Molto carino anche il bar annesso, ottimo per un aperitivo. Ah, si trova in via don Minzoni. Ultimo indirizzo, aperto però solo nel weekend: il Museo per la memoria della strage di Ustica, sconcertante ed emozionante.

Il Mambo (foto tratta da www.Bolognawelcome.com)

Il Mambo (foto tratta da www.Bolognawelcome.com)

Via del Pratello

Per la sera, non c’è luogo migliore per la movida. In una sola strada si susseguono osterie, birrerie, sfogline e ristoranti e tutti frequentati tanto dai ‘forestieri’ fuorisede, che dagli autoctoni e diffidenti bolognesi. Una certezza per mangiare fino a tardi o anche solo per stare seduti come i giovani in piazza San Francesco. Ho detto tutto, per il resto bisogna venirci (si arriva da piazza Malpighi).

Uno dei tanti locali di via del Pratello: il Rovescio (Foto da Facebook)

Uno dei tanti locali di via del Pratello: il Rovescio (Foto da Facebook)

Bologna la verde?

Un po’. Nel senso che l’unico vero grande parco cittadino, subito fuori da porta Santo Stefano, sono i Giardini Margherita, inaugurati alla fine dell’Ottocento. Però Bologna è pur sempre circondata dai colli, quindi il discorso si allarga. Sul fronte parchi, i ‘giardini’ sono molto grandi, con un locale storico ‘Lo Chalet’ e uno nato negli ultimi anni che amo moltissimo, ‘Le Serre’: tavolini immersi nel verde e illuminati da lucine colorate. Bellissimo. In mezzo al parco, c’è “il laghetto” abitato da papere. Tutti ci siamo andati col primo fidanzato, col primo sole, dopo la scuola, al posto di una lezione all’università. Tutti ce li abbiamo nel cuore. Altri due parchi grandi sono il Talon, verso Casalecchio (autobus 20), grande polmone collegato anche a San Luca attraverso il bosco. E poi c’è il parco dei Cedri, ma ormai siamo a San Lazzaro, sul Savena. Per me sono le colonne d’Ercole (autobus 19), ma riconosco che è bello. Dicevo i colli.

Bologna vista dai colli

Bologna vista dai colli

Io li amo tanto, sono un’oasi di pace a pochi minuti di auto. Ma, ecco la parola magica: auto. I mezzi pubblici arrivano solo in pochi punti, quindi ci vuole un amico bolognese che vi porti. I miei angoli preferiti? Si parte dalla chiesa dell’Osservanza, in San Mamolo, e poi su fino a San Michele in Bosco con la sua meravigliosa vista sul centro. Da qui si può salire fino a Monte Donato, altro luogo mitico di tresche, grigliate e stelle estie, da cui girovagare fino al Parco Cavaioni e Casaglia (qui si mangia in un paio di posti, anche le crescentine o gnocco fritto che dir si voglia del ‘Nonno’). Da qui, si può anche scollinare di nuovo fino a San Luca.

Non mi sono dimenticata del cibo

La vetrina di Tamburini

La vetrina di Tamburini

I salumi schizzano fuori dalle vetrine, i tortellini vengono fotografati come le opere d’arte. Bologna non è proprio una città per gente a dieta: l’unica cosa che manca è un buon comparto di cucina etnica, ma sul tradizionale di scelta ce n’è parecchia. In questo post ho raccontato dove mangiare in zona mercati e in questo dove sfamarsi nella tarda. Se proprio dovessi indicare a un turista dove andare a mangiare dei buoni tortellini (e non solo) direi che tutto dipende da quanto vuole spendere: per chi è pronto anche ai 12-14 euro, direi subito la Cesarina di Piazza Santo Stefano o la Bottega di via Santa Caterina. Per un tuffo nell’atmosfera bolognese un po’ retrò è perfetto Bertino, in via Lame. Per spendere un po’ meno direi Tamburini, è anche self service (ma di lusso), ed è una istituzione sotto le due Torri. Oppure al momento trovo fantastici quelli della Bottega Portici , proprio all’ombra delle Due Torri: dal terrazzo superiore sembra quasi di toccarle. Per restare in zona, molto buona anche la pasta fresca della Sfoglia Rina, in via Castiglione: anche in questo caso i piatti si possono anche gustare sul posto e, già che ci siete, provate anche i bolognesissimi balanzoni (con ripieno di mortadella). Per il resto bisogna sperimentare e lanciarsi: purché sopra il tortellino non ci mettiate il ragù. Eresia!

Una vetrina del quadrilatero

Una vetrina del quadrilatero
(foto di Persorsi, 2015)

Cosa fare a Bologna? Visitare I portici di San Luca (foto di Giorgio Minguzzi, da Flickr)

portici di San Luca By Giorgio Minguzzi (originally posted to Flickr as Salire a San Luca) licenza creative commons 2.0, via Wikimedia Commons

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